Intervista al Dr. Contardo Corbetta, medico di famiglia a Masate.
14 nov. 2020.
D: In questo periodo siamo bombardati da notizie e informazioni a livello nazionale sui dati e sull’evoluzione della pandemia da Covid 19. Per chi lavora sul territorio, qual è la sensazione rispetto al reale andamento, di una sottovalutazione o di un eccessivo allarmismo da parte dei media?
R: il numero dei casi di soggetti COVID 19 + (tampone positivo) e di soggetti con sintomatologia sospetta per infezione da COVID 19 è decisamente elevato. Rispetto alla precedente ondata va detto, però, che la possibilità di eseguire i tamponi su larga scala (basti pensare alla popolazione scolastica) consente di identificare un numero di persone infette che in passato non sarebbero state identificate come tali. Per fortuna la stragrande maggioranza di loro è asintomatica o ha sintomi lievi. Ovviamente una parte più ridotta ha sintomi ben più seri (disturbi respiratori, febbre elevata, stanchezza marcata, dolori muscolari) e una minima parte deve ricorrere alle cure in ambiente ospedaliero. Il consiglio è di rispettare le indicazioni fornite dagli organi competenti, senza allarmismo ma consci che il problema è serio.
D: Confrontando i due periodi della pandemia, dalla seconda ondata alla prima, quali fattori Le sembrano migliorati o peggiorati?
R: migliorate sono la conoscenza del problema nelle sue varie sfumature (prima il virus era uno sconosciuto), la capacità diagnostica, la competenza (acquisita sul campo dall’esperienza della prima ondata), la più o meno standardizzazione degli schemi terapeutici, la separazione nella gestione dei pazienti all’interno dei nosocomi in percorsi differenziati tra COVID 19 + e -, i maggiori mezzi a disposizione (DPI, posti letto ordinari e di rianimazione). E’ difficile dire cosa sia peggiorato. Sicuramente ciò che non funziona è la mancanza di integrazione tra territorio (Medicina di Famiglia) e Ospedale. Sono due compartimenti stagni e questo non aiuta nella gestione della pandemia.
D: Le sembra che il grado di informazione alla cittadinanza da parte delle Istituzioni sia adeguato, e come rispondono i cittadini nella situazione attuale?
R: purtroppo fare corretta informazione è estremamente difficile. Tutti si sentono in dovere di dire la loro su tutto, improvvisandosi virologi di chiara fama. Sui socials imperversano fake news. I negazionisti e i No Vax cercano anche loro il classico quarto d’ora di celebrità. A complicare lo scenario, inoltre è la situazione estremamente mutevole nel suo divenire, per cui le informazioni fornite ieri, oggi non valgono più. Questo rende molto complicato fare informazione.
D: la fascia più colpita, nella Sua esperienza quotidiana, è rimasta quella degli anziani come nella scorsa primavera?
R: Se parliamo di persone infette, oggi siamo di fronte a un numero altissimo di soggetti giovani (pensate alla quarantene nelle scuole e alla chiusura delle stesse per ciò che riguarda superiori e ultime classi delle medie) e di persone della media età. Gli anziani, in proporzione sono molto meno, ma purtroppo sono coloro che sviluppano la malattia nella forma più grave, tenuto conto il fatto che la popolazione di età avanzata ha spesso molte altre patologie che aggravano il quadro (cardiopatie, diabete, ipertensione etc…). Bisogna tenere però presente che il numero di giovani che risultano positivi spesso ricorre al tampone anche in assenza di sintomi, per motivi di lavoro, scuola, spostamenti etc… consentendo così una maggior stima del numero. Gli anziani, infatti vengono sottoposti a tampone solo se sintomatici.
D: siamo nel periodo della vaccinazione anti-influenzale “classica”. E’ comunque consigliabile per le fasce a rischio? Anche per i bambini?
R: Si. E’ opportuno che tutti si vaccinino. Unica controindicazione è l’allergia alle uova in quanto il virus viene coltivato su uovo embrionato di pollo. Ci possono poi essere situazioni particolari dove il benestare del medico è opportuno: faccio riferimento ad alcune malattie neurologiche e/o autoimmunitarie che appunto vedono coinvolto il sistema immunitario, per cui la stimolazione dello stesso con un vaccino potrebbe essere deleteria. Ovvio che debbono evitare la vaccinazione coloro che in precedenti casi hanno avuto reazioni negative – allergiche (reali) al vaccino.
D: Quali sono le preoccupazioni maggiori che Le presentano i genitori parlando dei propri figli?
R: il timore che possano contrarre la malattia in modo grave. Per fortuna ciò accade molto raramente nei bambini e nei soggetti molto giovani. Si è cercato di capire quale fosse la causa e, senza entrare in noiosi tecnicismi, è come se costoro fossero naturalmente più resistenti all’attacco del virus. Ciò non deve, però, indurre a pensare che a questa età si possa abbassare la guardia e non rispettare le indicazioni fornite.
Ringraziamo il Dr. Corbetta per la Sua disponibilità e competenza.
La redazione di Family M’app.