
Dall’esplosione della pandemia di Covid-19, tutti noi abbiamo affrontato delle limitazioni importanti nella vita quotidiana. Questi vincoli sono stati imposti dalle autorità per poter contenere i contagi e facilitare la gestione dell’emergenza da parte del sistema sanitario. Le regole da rispettare – come indossare la mascherina, tenere la distanza dagli altri, evitare assembramenti, non uscire di casa se non per motivi essenziali, ecc… – ci chiamano costantemente a particolari attenzioni e responsabilità. E chi si occupa di altri, poi, è chiamato a prestare attenzione anche al rispetto delle regole da parte di questi. Come accade per i genitori con i figli.
Spesso negli ultimi mesi il comportamento dei più giovani è stato sotto la lente d’ingrandimento: si sono succedute segnalazioni e polemiche sull’infrazione di regole, che hanno portato ad assembramenti non consentiti, in alcuni casi sfociati anche in interventi delle forze dell’ordine[1].
Allo stesso tempo, hanno preso vita diverse esperienze di cittadini e realtà del territorio che, di fronte all’incertezza della situazione pandemica, hanno agito da “generatori” di nuove soluzioni e idee, riorganizzandosi e scoprendo nuovi modi per “stare insieme”, al di là della dimensione puramente fisica del contatto umano.
Vediamo insieme alcune esperienze che vanno in questa direzione.
Partiamo dall’associazione “Laptop felice”[2], una squadra di genitori volontari che raccoglie e rigenera dispositivi informatici inutilizzati e li dona a studenti con difficoltà di accesso alla DAD (Didattica a distanza). La loro attività nasce da Clara, la madre di un alunno della scuola primaria che scopre che un compagno di scuola di suo figlio risulta spesso “scollegato” dalle lezioni perché usa il cellulare dei genitori per partecipare alle DAD. Clara chiede a suo marito se nelle sua azienda vi sia un laptop inutilizzato, da poter eventualmente donare al ragazzo. L’iniziativa non rimane isolata e innesca un dialogo tra diversi ruoli. Così nasce il progetto “Laptop felice”: insegnanti e dirigenti scolastici intercettano gli studenti bisognosi, le aziende donano dispositivi necessari, informatici volontari li formattano, degli avvocati pro bono si occupano della parte normativa e i genitori coordinano l’attività di distribuzione agli studenti che ne hanno bisogno, portando avanti la mission dell’associazione.
Altro esperimento innovativo e raro è quello della “bolla sociale”[3] di Varese, in cui 22 ragazzi tra i 16 e i 18 anni hanno vissuto insieme, per tre settimane, nell’oratorio di Biumo Inferiore (VA). Il progetto nasce dall’idea di un ragazzo di ispirarsi al modello adottato dal NBA ( il campionato di basket americano): un tampone per tutti e poi l’ingresso in una “bolla” dove sperimentare con i propri coetanei una normalità quotidiana che all’esterno è preclusa. Dall’idea, i ragazzi dell’oratorio sono passati allo studio: insieme al parroco Don Gabriele Colombo, hanno trovato nei Dpcm anti-Covid la possibilità di effettuare attività ludico-ricreative e di educazione non formale, nel rispetto delle norme anti-contagio. Individuata questa opportunità, don Gabriele alla fine di ottobre 2020 ha dato il via all’iter, rivolgendosi alla Prefettura, e ricevendo addirittura il via libera dal Comitato tecnico-scientifico.
Un’altra importante esperienza è quella del progetto “EuGenio”[4], una rete di aziende di Mantova e provincia che promuove il benessere dei dipendenti offrendo iniziative di welfare e di conciliazione con i tempi di vita e le esigenze familiari. La rete, già attiva da diversi anni, durante la pandemia ha rinnovato con il progetto “Eugenio 20-23” il suo impegno, con l’obiettivo di generare benessere in rete oltre la pandemia. Il progetto ha coinvolto gli enti pubblici e le associazioni di categoria al fine di raccogliere le nuove esigenze e ripensare sulla base di queste i servizi offerti. Così, accanto al voucher spendibile in servizi di welfare, si sono aggiunti momenti formativi, informativi e/o di counseling, rivolti a tematiche di interesse: SPID identità digitale, attività volte benessere psico-fisico, stili di corretta alimentazione, educazione finanziaria, ecc.
Quali sono i punti in comune di queste esperienze nel modo di affrontare i problemi legati alla pandemia?
Innanzitutto, il primo modo è considerare i bisogni di alcune “categorie” (giovani, genitori, anziani) per riflettere su quali esigenze hanno in comune tra di loro, come ad esempio nell’attività sportiva, dove il bisogno personale di stare in forma, divertirsi, diventare un atleta, può non essere temporaneamente soddisfatto, ma permane e può essere gestita diversamente l’esigenza comune di stare insieme, partecipare e dare il proprio contributo ad una squadra. Perciò anche se il bisogno non può essere immediatamente risolto, possiamo sempre pensare a nuove possibilità e soluzioni per “curare” l’esigenza che abbiamo in comune con gli altri. In quest’ottica i genitori, ad esempio, possono rispondere all’esigenza di aggregazione dei giovani, delle persone sole, degli anziani contribuendo attivamente nel pensare e costruire modi nuovi di stare insieme, anche al di là del contatto fisico se questo non è consentito.
Inoltre, fare riferimento all’obiettivo di contenimento della pandemia, come direzione comune per leggere gli sforzi che stiamo facendo, ma anche verso cui orientare le risorse e gli strumenti a disposizione. In quest’ottica, la conoscenza e il rispetto delle regole da osservare sono un’occasione continua di condivisione del loro valore: proteggere i propri cari e i propri concittadini, alleviare la pressione su chi sta lavorando per gestire l’emergenza, impedire al virus di circolare nel caso in cui si sia inconsapevolmente asintomatici. Le misure di contenimento sono decise dal governo o dagli amministratori locali, è vero, ma ognuno, come singolo e come parte di un’associazione, di un’azienda, di una scuola, può giocare un ruolo decisivo. Ad esempio un genitore può chiedersi: “Quale contributo posso dare, come genitore, per aumentare la condivisione del valore delle regole nei miei figli?” “Come posso farlo per non generare conflitti?”
Un ulteriore contributo possibile è quello di costruire delle iniziative che vedono la collaborazione tra diverse “voci” della comunità: istituzioni, famiglie, agenzie educative, servizi, aziende, esercizi commerciali, ma anche gruppi informali di cittadini. Il cambiamento delle condizioni antecedenti alla pandemia è un’occasione per attivare un lavoro di squadra tra i servizi del territorio, creando una rete che intercetta le esigenze dei cittadini e se ne fa carico, per costruire soluzioni condivise e partecipate. L’esperienza “Laptop felice” mette in evidenza proprio questo aspetto, come un gruppo di genitori si sia attivato nel costruire una squadra per rispondere a un’esigenza che si è manifestata nella nuova modalità di erogazione della didattica.
In ultimo, un ulteriore modo è quello di “giocare d’anticipo” sulle criticità che potrebbero presentarsi, anche quelle che non si sono manifestate. Se “stare insieme” e partecipare alla vita della propria comunità sono esigenze sempre presenti, come possiamo affrontarle nel momento in cui occorre stare in casa? Porsi in quest’ottica consente di aprire degli spazi per ragionare su come interagire in sicurezza e non farsi “prendere di sorpresa” dai cambiamenti in corso. L’esperienza della “Bolla sociale” di Varese è un esempio calzante dell’impiego di questa modalità: il parroco, insieme alle famiglie e ai ragazzi non si sono lasciati cogliere impreparati, hanno pensato subito a una soluzione per continuare a stare insieme nel rispetto dei riferimenti normativi.
Progetti di questo tipo offrono perciò un “modo di procedere” in sinergia tra genitori, associazioni e agenzie educative che può rappresentare un riferimento replicabile a più territori e contesti, in caso di ulteriori cambiamenti nella vita comunitaria – quali, ad esempio, nuove misure messe in atto per la limitazione dei contagi.
A cura di: Eleonora Bacioccola, Carlo Gallone – Redazione Famiglia InForma
[1]https://www.fanpage.it/milano/a-milano-300-ragazzi-in-strada-un-video-del-rapper-neima-ezza-guerriglia-con-la-polizia/
[2]https://www.traniviva.it/notizie/nasce-laptop-l-associazione-che-raccoglie-computer-vecchi-da-donare-ai-piu-bisognosi/?fbclid=IwAR1WXP-NdWlUZyifdSG3uy3IQ2uyxuLe8YDP073gcP7x6qqv7nCZPJJznXg
[3]https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/03/24/news/bolla_sociale_parrocchia_varese-293633513/
[4]https://secondowelfare.it/privati/aziende/rete-eugenio-generare-benessere-in-azienda-anche-in-tempi-di-covid.html