La scuola tra obiettivi educativi e salute collettiva: quali equilibri tra le esigenze di insegnanti, alunni, famiglie e le recenti disposizioni governative?

Il rientro in classe dopo le vacanze natalizie è stato caratterizzato dall’incognita della diffusione della nuova variante Omicron del Sars-Cov-2. Il governo infatti ha varato nel Decreto-Legge del 7 gennaio 2022[1] una serie di provvedimenti, aggiornati nel recente Decreto-Legge del 4 febbraio 2022[2], che mirano a ridurre la diffusione dei contagi tra i banchi di scuola.

Le misure adottate hanno generato, tuttavia, una serie di interrogativi circa le conseguenze sulla continuità e l’adeguatezza della vita scolastica. Alcuni insegnanti, ad esempio, hanno riportato la difficoltà nel gestire in modo efficace una didattica mista con 10 alunni in quarantena in “dad” e 10 in presenza in classe. Altri hanno rilevato un disorientamento degli alunni connesso all’alternanza della modalità in presenza a quella a distanza. Bambini e ragazzi si chiedono cosa accadrà domani e come dovranno gestire le attività scolastiche “se andiamo in “dad” quando faremo le verifiche? E come saranno?”

Una condizione di incertezza che si rifletterebbe anche sulla possibilità, da parte dei bambini, di immaginarsi un futuro aperto e non costruito “giorno per giorno”. Da ormai alcune settimane infatti, chi vive le scuole di ogni grado – bambini, ragazzi, genitori e docenti – si chiede quotidianamente: la mia classe farà lezione domani?

A tal proposito Save the Children Italia  ha realizzato una diretta Instagram (https://www.instagram.com/tv/CYuDyM_FMrc/…) insieme alle due mamme fondatrici del blog Mammadimerda  (blog di confronto tra mamme che si prefigge di contrastare la narrazione convenzionale connessa alla maternità) e Elasti alias Claudia de Lillo (Giornalista con una rubrica su D di Repubblica, conduttrice di Caterpillar AM, su Rai Radio2 e fondatrice del blog “Nonsolomamme”).

L’incontro ha visto le partecipanti confrontarsi circa le  conseguenze delle recenti scelte politiche sulla salute di bambini e ragazzi e dei loro familiari. È stato chiesto alle tre blogger di portare il loro punto di vista su tre aspetti cruciali rilevati da Save The Children: la possibilità di non riaprire le scuole dopo la pausa natalizia, gli accorgimenti necessari per garantire l’equilibrio tra diritto all’istruzione e diritto alla salute e la qualità dell’offerta educativa in questo periodo storico.

Riprendendo i dati raccolti nel corso di questi mesi [3], Save the Children ha descritto una serie di difficoltà, osservazioni, proposte portate dai ruoli che gravitano attorno al mondo scolastico, tracciando le conseguenze della pandemia – e delle misure di riduzione della diffusione dei contagi – che si riflettono in termini di un incremento della dispersione scolastica, aumento degli invii alla neuropsichiatria, bambini che esprimono paure e ansie.

Questi aspetti riguardano sia le esigenze attuali e urgenti di interesse pubblico – come facciamo a prendere scelte comuni volte a ridurre l’impatto dei contagi oggi? – sia un piano di visione, che riguarda come la comunità non solo si organizza per gestire l’emergenza attuale, ma anche come si prepara ad affrontare esigenze e sviluppi futuri.

Se il rispetto delle norme di protezione sanitaria è il punto di partenza, la differenza la gioca il modo con cui gli attori del mondo scolastico si orientano a garantire il benessere dei minori e delle famiglie proprio a partire dai vincoli imposti. Citando la diretta di Save the Children, “occorre trovare una via di mezzo, tra il diritto alla salute e quello all’istruzione”.

Un primo esempio arriva proprio dalla testimonianza di Save the Children, che nel suo quotidiano lavoro di intervento sul disagio minorile, ha rilevato come conseguenza diffusa ed estremamente critica la riduzione delle possibilità extrascolastiche per gli alunni. Per affrontare questi ostacoli, l’associazione si è subito mossa per rimodulare tutte le attività e integrare la riduzione o l’annullamento di attività extra curriculari da parte della scuola. Com’è stato possibile? Come racconta Carlotta Bellomi (Responsabile Unità Scuola di Save the Children) nella diretta, la strategia è consistita nel fare squadra con la scuola: “condividendo come continuare a garantire le attività, provando a capire cosa può essere fatto insieme, che tipo di risorse possono essere attivate per non ridurre le prospettive e le opportunità dei ragazzi.” Ad esempio, nel progetto “Consigli fuoriclasse” è stato realizzato uno spazio di dialogo permanente tra docenti e studenti per promuovere il benessere scolastico, lavorando su proposte di miglioramento relative alle dinamiche relazionali, alla didattica, alla riqualificazione degli spazi scolastici, al rapporto scuola/territorio. La Bellomi ha riportato come questo spazio abbia garantito, durante le diverse fasi della pandemia, un’occasione di confronto tra docenti e studenti per raccontarsi e costruire soluzioni condivise a partire dal contribuito e dalla creatività dei bambini nell’immaginarsi strade d’uscita dalle situazioni difficili.

Un’altra importante testimonianza viene dall’iniziativa avviata nella scuola primaria Thouar Gonzaga di Milano[4], che ha avviato un punto tamponi gratuiti a scuola, gestito in collaborazione tra genitori, insegnanti, dirigenti, farmacisti del quartiere. “Fare il tampone tutti insieme in un luogo familiare, come il cortile della scuola, alleggerisce una situazione che i bambini iniziano a soffrire e crea un’atmosfera senza dubbio diversa da quella delle lunghe file fuori dalle farmacie”: queste le parole di Carla Perazzi, mamma e rappresentante di classe dell’IC Thouar Gonzaga di Milano. (clicca nel link per ascoltare le voci dei protagonisti https://www.facebook.com/tg3rai/videos/264628879086092). La collaborazione mostra come si possano costruire soluzioni inedite che mantengano l’equilibrio tra le prescrizioni normative (volte a garantire la sicurezza sanitaria dell’ambito scolastico ) e la responsabilità – a cui la scuola e i genitori sono chiamati  – nell’offrire strumenti e narrative che consentano ai più piccoli di crescere in salute anche, ma soprattutto, quando la comunità attraversa la “tempesta”.

Quali osservazioni possiamo trarre da queste esperienze?

Innanzitutto, se i vincoli normativi sono imposti dalle istituzioni, ciò che fa la differenza per il benessere dei minori è l’uso che si fa dei vincoli stessi, che possono essere letti come ostacoli insormontabili, oppure come linee del “campo di gioco” entro cui poter fare infiniti “passaggi” tra i diversi giocatori. Occorre immaginare soluzioni inedite: prendendo in prestito una celebre frase di Albert Einstein “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva qualcuno che non lo sa e la inventa (Albert Einstein)”.

I membri della comunità valorizzando le relazioni che li legano possono coordinarsi e collaborare per gestire in modo condiviso una  qualsiasi situazione concepita come “problematica”. Usando una metafora è come se i membri della comunità avessero già gli ingredienti necessari per realizzare una qualsiasi torta (perseguire un risultato comune), ma è solo condividendo quale torta fare (obiettivo) e costruendo la ricetta da seguire per realizzarla (strategie) che i diversi ingredienti (contributi) possono interagire tra di loro in modo coordinato all’obiettivo che ci si è posti. Le testimonianze di Save The Children e della scuola di Milano fanno dire che “si può fare”: la comunità può trovare e costruire strategie e risposte,  anche oltre quello che la normativa riesce a mettere a disposizione.

In conclusione, quando ci chiediamo: “Cosa rimarrà di questo periodo pandemico ai bambini?” possiamo rispondere che a loro, e alle generazioni future, rimarrà soprattutto l’esempio che avremo dato loro di come si affrontano le difficoltà (Bandura, A. 1997). L’esempio di adulti che fanno squadra, che si muovono da cittadini attivi e responsabili, che lasciano da parte il lamentarsi per offrire contributi.

In altre parole se il mare dell’incertezza sta mettendo alla prova tutta la comunità, occorre che impariamo ad attraversare la tempesta che ci è capitata, e farci venire idee perché nessuno rimanga in mare. Quale modo migliore per formare i giovani cittadini di domani?

Per un approfondimento su come la comunità possa far dialogare le esigenze di tutti, in primis dei minori, e su come le diverse istanze – tutte legittime – che il periodo pandemico ha sollecitato possono diventare un’occasione di corresponsabilità si rimanda all’articolo di familymapp: https://www.familymapp.it/2021/10/06/scuola-e-genitori-far-squadra-con-gli-insegnanti/

a cura di: Eleonora Bacioccola, Carlo Gallone


[1] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/01/07/22G00002/sg

[2] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/02/04/22G00014/sg

[3] https://www.savethechildren.it/press/coronavirus-alcune-citt%C3%A0-italiane-studenti-aula-meno-della-met%C3%A0-del-tempo-previsto-dall%E2%80%99anno

[4] https://www.orizzontescuola.it/covid-a-milano-ecco-prima-scuola-statale-con-punto-tamponi-gratuiti/

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